Lucio Fulci and Horror Forum - Tutto il Cinema dalla B alla Z

I Nostri Film Non solo horror

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 8/4/2024, 23:46     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Finalmente ho proseguito la lenta maratona depalmiana rivedendo, e in Sala, "Scarface".
Dopo aver visto il Film originale di Howard Hawks, Al Pacino intende interpretare il ruolo principale in un remake di "Scarface" e così, dopo un iniziale coinvolgimento di Sidney Lumet, viene messo in cabina di regia Brian De Palma che ingaggia Oliver Stone per la sceneggiatura: odiato dalla critica ma buon successo di pubblico, "Scarface" negli anni guadagna uno status di Cult tra gruppi eterogenei, dal mondo cinefilo a quello criminale.
De Palma, in un lavoro partito praticamente su commissione, abbandona un attimo il suo immaginario para-hitchcockiano e si cimenta con un gangster movie "bigger than life", mantenendo però il suo gusto (volutamente) esagerato nell'Estetica, visiva e sonora (musicale), e aggiungendo a essa, grazie anche alla spinta stoneiana, una sottile ma pesante critica al sogno americano, rappresentato qui nei suoi lati più spietati e autodistruttivi.
Non è più il Film che preferisco di De Palma (quello è "Carrie") ma è tra i suoi Capolavori più memorabili.

 
Top
view post Posted on 9/4/2024, 23:57     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Ieri notte ho visto, per scuola, "El Sicario, Room 164".
Tratto da un reportage di Charles Bowden, anche co-produttore del film, "El Sicario, Room 164" è un Film del reale diretto, fotografato e prodotto da Gianfranco Rosi.
In un'ottantina di minuti il documentario si limita a riprendere un ex-sicario del Cartello messicano mentre, con il volto coperto da un velo nero (come nero è l'intero abbigliamento indossato, lasciando scoperte soltanto le mani), confessa la sua vita al servizio dell'organizzazione criminale a partire dalla più giovane età. Oltre a mettere in luce particolari inquietanti del controllo anche politico che i cartelli della droga esercitano sul territorio messicano e oltre, sottolineando in particolare la collaborazione delle forze di polizia (in cui il protagonista era infiltrato), nel film l'intervistato mette in scena anche il proprio doloroso percorso, accompagnando il suo discorso a schizzi imbrattati su un taccuino e a rievocazioni fisiche dei suoi lavori, esplodendo nel finale con la reinterpretazione della sua conversione.
Un'opera molto interessante e intensa nel suo minimalismo espressivo: da rivedere sicuramente!

Ieri (perché è passata mezzanotte ormai) mattina, in treno ho visto, sempre per scuola, "Un'Ora Sola Ti Vorrei".
Diretto, prodotto e narrato da Alina Marazzi, "Un'Ora Sola Ti Vorrei" affronta la biografia travagliata di Luisa Hoepli, madre della cineasta, riprendendone i diari, le lettere e i filmati famigliari, con l'aggiunta sul finale di referti medici: il Film vince il premio per il migliore documentario al Torino Film Festival del 2003.
Siamo di fronte a un'Opera profondamente intima, un'indagine dolente e sentita nel Mistero della figura materna, della sua depressione, il tutto messo in scena (montato) in modo tale da evitare un freddo approccio giornalistico, facendo così emergere una carica emotiva estremamente sfaccettata, grazie anche a ripetizioni, in particolare del nastro in cui Luisa Hoepli, di ritorno dalla Svizzera, inizia a cantare la canzone che dà il titolo al film.
Un film relativamente breve (meno di un'ora) ma capace di entrare nei sentimenti di chi guarda, smuovendo (almeno nel mio caso) anche processi di immedesimazione: un Gioiellino che intendo assolutamente rivedere.

Visto a scuola, con l'insegnante di Cinema del Reale, "Kyanq".
Cortometraggio del 1994 di Artavazd Peleshyan, "Kyanq" (Life) mostra una scena (o più?) di parto.
Il formato è ascrivibile al documentario, ma l'approccio è decisamente lontano dal didascalismo para-scolastico dei documentari televisivi: Peleshyan con scelte estetiche precise, dalla sovraesposizione al brano del Requiem di Verdi, dà un tono poeticamente spirituale al materiale raccolto, suggestionando e muovendo emotivamente l'individuo spettatore.
Un altro Gioiellino di Cinema del Reale che rivedrei molto volentieri!

 
Top
view post Posted on 10/4/2024, 18:14     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Stamattina ho iniziato ad aprire la maratona wrightiana vedendo i suoi due primissimi corti (accreditati su letterboxd).

Cortometraggio animato dell'allora diciassettenne Edgar Wright, "I Want to Get Into the Movies!" parla in maniera simbolica dei problemi che le persone con disabilità motoria incontrano nell'entrare in posti come le sale cinematografiche. Con questo lavoro Wright vince un premio in un programma televisivo ("Going Live").
Si tratta di un lavoro molto naive, soprattutto nel consegnare il suo messaggio, ma Wright dimostra già di avere una buona inventiva e creatività, nonché una spiccata predisposizione per la satira sociale travestita da comicità leggera.
Interessante, quindi.

Tra i primissimi cortometraggi realizzati da Edgar Wright, come "I Want to Get Into the Movies!" anche "Help!" viene mostrato in un programma televisivo ("Gimme5").
I limiti di una produzione para-amatoriale si sentono tutti, ma il diciottenne Wright ancora una volta dimostra di avere una brillante inventiva e un interessante gusto dell'assurdo, giocando su un discorso metacinematografico (il protagonista è inseguito dalla camera che riprende il film) e proponendo anche inquadrature interessanti.
A mio avviso un buon corto.

 
Top
view post Posted on 11/4/2024, 17:05     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Ieri sera ho rivisto al cinema, a due settimane dalla prima volta (e gratis perché c'era il mio amico delle superiori in cassa), "The Zone of Interest" di Jonathan Glazer: confermo di trovarlo un Capolavoro, uno dei migliori Film degli ultimi 20 anni e il miglior Film (tra quelli che ho visto) sulla Shoah, e confermo che gli attacchi al Regista per le sue posizioni sulla guerra portata avanti dall'estrema destra israeliana sono i veri attacchi antisemiti e non viceversa.

Proseguita nel pomeriggio la (pre)maratona wrightiana vedendo "Dead Right".
Scritto, prodotto, montato, diretto e interpretato in una piccola parte auto-referenziale da Edgar Wright, "Dead Right" anticipa in parte "Hot Fuzz" nel voler costruire ironicamente un buddy cop movie para-hollywoodiano in UK: questo è probabilmente il motivo principale della sua presenza tra gli extra del secondo capitolo della trilogia del cornetto (infatti è lì che l'ho recuperato).
La natura amatoriale del corto, il film più lungo fino ad allora realizzato da Wright, si sente tutta, soprattutto nella fotografia e nella recitazione del relativamente vasto cast amatoriale, e anche diverse gag risultano banalotte. Come lavoro amatoriale, però, è molto interessante, con un'ironia metacinematografica non elaboratissima ma avvincente e si possono vedere scelte stilistiche poi riprese anche nei film professionali del cineasta, in particolare i montage di vestizione con zoomate ravvicinate.
Non imperdibile ma, se si vuole approfondire il Cinema di Wright, almeno una visione la vale.

 
Top
view post Posted on 12/4/2024, 11:47     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Ieri sera ho proseguito la (pre)maratona wrightiana con la visione di "Infra Red Fred": come "Help!", viene trasmesso sul programma per (pre)adolescenti "Gimme5".
In sostanza è una commediuola di 1 minuto riguardante un telecomando in grado di controllare la realtà: niente di particolarmente esaltante, ma come esperimento ipergiovanile non è male, anche se il risultato è a mio avviso meno interessante dei precedenti lavoretti wrightiani.


In nottata la maratona wrightiana è finalmente entrata nel vivo dei lungometraggi con la visione di "A Fistful of Fingers".
Primissimo lungometraggio scritto e diretto da Edgar Wright, che appare anche in un (doppio?) cameo e che prende il fratello Oscar per le animazioni, "A Fistful of Fingers" non ha finora avuto una effettiva distribuzione cinematografica e/o home video, anche se l'autore ha dichiarato di volerla attuare, con tanto di commento audio, e in ogni caso la pellicola è trovabile online.
La qualità è ancora molto più vicina alla para-amatorialità adolescenziale dei cortometraggi precedenti e diverse gag sono invecchiate decisamente poco bene, in particolare diverse battute razzistoidi (il fatto che siano frutto di ingenuità e non razzismo consapevole non giustificano, a mio avviso, la loro natura) che trovano un'incarnazione attoriale nella scelta del decisamente bianco (con pittura in faccia) Martin Curtis nei panni dell'indigeno Running Sore. Per il resto, comunque, Wright dimostra ancora una volta di avere una brillante capacità di messa in scena e altre gag funzionano molto bene.
Non imperdibile ma interessante.

 
Top
view post Posted on 13/4/2024, 17:14     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Proseguita la maratona wrightiana con la visione di "Asylum".
Nel 1996, su Paramount Comedy Channel, viene trasmessa la miniserie comica "Asylum": diretta da Edgar Wright, la serie incorpora una scrittura orizzontale (consegnando una pizza in un ospedale psichiatrico, un uomo si trova intrappolato nell'edificio per un bizzarro e poco legale esperimento sociale) con sketch elaborate dagli individui comici presenti nella serie.
Non è un prodotto particolarmente accattivante, colpa anche della scarsa qualità video dell'edizione trovabile attualmente in giro, però è tutto sommato interessante, anche perché inizia qui la collaborazione tra Edgar Wright e Simon Pegg (ma anche Jessica Stevenson) e l'assurdità generale e di alcune gag, come il duello chitarristico, divertono.

Proseguita anche la (pre)maratona chapliniana con la visione di "His New Profession".
Tra i primissimi corti realizzati da Charlie Chaplin (per la Keystone), "His New Profession" (noto anche come "The Good for Nothing" o "Helping Himself") vede il Vagabondo alle prese con un lavoro consistente nel badare allo zio in carrozzina di un tizio a caso. Come succede spesso nei primi lavori chapliniani, la trama si risolve presto in un incastro di situazioni varie con risvolti caoticamente buffi. Niente di imperdibile, ma è sicuramente interessante.

 
Top
view post Posted on 15/4/2024, 20:24     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Finalmente ieri sera, al cineforum di un mio amico, ho avuto modo di vedere "L'Imbalsamatore".
Quarto lungometraggio diretto da Matteo Garrone, che insieme a Ugo Chiti e Massimo Gaudioso (suoi collaboratori anche in futuro, soprattutto Gaudioso con cui già aveva lavorato) scrive inoltre soggetto e sceneggiatura e in più svolge direttamente il ruolo di operatore, "L'Imbalsamatore" si ispira alla vicenda di cronaca romana del "nano di Termini". Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs al 55º Festival di Cannes, il Film viene accolto molto bene dalla critica ricevendo premi tra cui due David di Donatello.
Volevo vederlo da parecchio tempo e finalmente ce l'ho fatta, seppur perdendomi purtroppo qualche pezzetto (ci sono stati disturbi durante il cineforum). Le mie alte aspettative sono state soddisfatte pienamente: Garrone, come poi farà anche in "Dogman", decide di approcciare una storia cupa con un'atmosfera più dolente che cruenta, dando rilievo alla vita della vittima (secondo me Mahieux non è "non protagonista") e non alla sua morte.
Un Gioiellino da rivedere assolutamente!

 
Top
view post Posted on 16/4/2024, 10:41     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Visto stanotte, per scuola, "Cameraperson" .
Il Film debutta nel 2016 al Sundance Film Festival "Cameraperson", Film del Reale di Kirsten Johnson acclamato dalla critica e vincitore di svariati premi.
Riprendendo materiale girato durante suoi precedenti lavori, come regista ma anche (e forse soprattutto) come direttrice di fotografia, con "Cameraperson" Johnson utilizza il formato del documentario d'archivio per costruire un racconto al contempo sociale, metacinematografico e autobiografico. Particolarmente affascinante, per sensibilità mia personale, è la struttura mosaicista dell'Opera, che di fatto presenta un montaggio in parallelo di "pezzi" (nel senso più profondo di questo grezzo termine) provenienti da mondi e tempi differenti: questa struttura, oltre a ottenere una sorta di narrazione rafforzata dalla ripresa in momenti diversi dei vari progetti, con tanto di raccoglimento finale dei vari intrecci, amplifica l'emotività umana raccolta dalle varie riprese, aiutandosi anche con alcune didascalie indicanti i luoghi.
Un altro Gioiellino da rivedere più volte!

 
Top
view post Posted on 17/4/2024, 09:20     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Ieri sera, in tempo per il suo compleanno1, ho proseguito la (pre)maratona chapliniana vedendo "The Rounders".
Tra i primissimi cortometraggi diretti da Charles Chaplin (per la Keystone), è presente come co-protagonista Roscoe 'Fatty' Arbuckle.
Siamo di fronte a uno dei lavori meno interessanti di Chaplin, con gag disimpegnate sull'alcoolismo, una visione potenzialmente misogina delle donne e temo anche un blackface, ma qualche trovata interessante c'è, il finale per una volta non è semplicemente caos (anzi, è sonno) e vedere Chaplin in un duo comico è curioso.

Terminata ieri sera la prima stagione di "Spaced", con la quale ho portato avanti la maratona wrightiana.
Nel 1999 esce la prima stagione di "Spaced", sitcom televisiva creata, scritta e interpretata da Simon Pegg e Jessica Stevenson e diretta (ma anche interpretata in un cameo) da Edgar Wright: accolta piuttosto bene dal pubblico e dalla critica, la serie viene rinnovata nel 2001 con una seconda stagione e genererà un pilot per un remake statunitense, fortemente bocciato dal team creativo e dal fandom della serie britannica.
I sette episodi di breve durata (meno di mezz'ora) della prima stagione scorrono via come l'olio e, a parte qualche gag non invecchiata benissimo (in particolare nel terzo episodio), riesce a divertire molto ancora oggi l'individuo spettatore. Inoltre è evidente che qui Wright inizi, pur non partecipando attivamente alla scrittura, a maturare seriamente il proprio stile, tra un uso intelligente delle citazioni cinefile (con un gusto affine a quello del Kevin Smith di "Clerks" ma, ovviamente, più british) e intriganti scelte estetiche, tra cui spiccano i montage con zoomate rapide, flashback e proiezioni mentali più o meno assurdi e altri esperimenti "allucinanti". Inizia inoltre a raccogliere una squadra comprendente i montatori Chris Dickens (da "Shaun of the Dead" a "Hot Fuzz") e Paul Machliss (da "Scott Pilgrim vs. the World" in poi) e soprattutto l'attore Nick Frost.

Sempre ieri sera ho proseguito la maratona wrightiana vedendo il video musicale per "Keep the Home Fires Burning" dei The Bluetones.
La "trama" ruota intorno a un attore (o comunque uomo di spettacolo) che, dopo aver sostenuto nell'arco presumibilmente di una giornata i suoi coinquilini nei loro posti di lavoro, si trova poi ricambiato da loro (svogliatamente) il favore durante il suo spettacolo.
L'atmosfera estraniante del video, consolidata dall'assurdità del concetto (i coinquilini del protagonista sono, come lui, "senza pubblico" nei loro mestieri di chef, calciatore, controllore e poliziotto), si contrappone al mood semi-melanconico della canzone rientra nel gusto wrightiano. A parte qualche dissolvenza in nero a mio avviso un po' bruttina, il risultato complessivo è buono.

Proseguita in treno la maratona wrightiana con la visione di "Forced Hilarity", cortometraggio in super8 con montaggio solo in-camera e senza post-produzione (ovvero girando le scene in ordine e senza operare tagli) per il concorso straight 8 del 2001.
In 4 minuti il corto mette in scena una versione estremamente rosa-e-fiori del mondo, con dialoghi espressi tramite cartelloni fumettistici, e quattro personaggi (uno interpretato da Nick Frost), approdando però a un finale pessimista tanto divertente per contrasto con le scene precedenti quanto sottilmente deprimente per il modo in cui abbatte l'ilarità forzata su cui si fonda il film.
Non imperdibile ma molto interessante.



1 Per chi vuole qui può leggere la bozza della mia retrospettiva-omaggio a Chaplin.]qui[/URL] può leggere la bozza della mia retrospettiva-omaggio a Chaplin.
 
Top
view post Posted on 18/4/2024, 11:19     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Visto ieri a scuola "Meshes of the Afternoon".
Diretto e interpretato dalla coppia Maya Deren & Alexander Hammid, con Hammid impegnato anche nella fotografia e Deren nella sceneggiatura e nel montaggio, "Meshes of the Afternoon" è un Cortometraggio sperimentale muto del 1943 (c'è una versione del 1959, che credo di aver visto io a scuola, con delle musiche composte da Teiji Ito, terzo marito di Deren), ispirato a diversi lavori surrealisti (soprattutto quelli di Dalì e Bunuel) e a sua volta ispiratore per successivi film dal sapore onirico, come "Lost Highway" e forse anche "INLAND EMPIRE" di David Lynch.
Da amante di questo tipo di atmosfera, non ho potuto non adorare questo affascinante intreccio labirintico di sogni, allucinazioni, tensioni, proiezioni dal sapore omicida-suicida con sdoppiamenti, figure mortali con volto di specchio, vento opprimente e via discorrendo. Un Gioiellino che intendo rivedere ancora, e ancora, e ancora, almeno una volta possibilmente senz'audio.

Sempre ieri a scuola ho visto (sul finale velocizzato dall'insegnante) "South", documentario realizzato dal fotografo Frank Hurley sulla spedizione trans-antartica guidata da Ernest Shackleton con la nave Endurance.
La spedizione in realtà fu un mezzo fallimento (la nave si bloccò nei ghiacci e la ciurma dovette passare un bel po' di mesi ad aspettare i soccorsi), ma Hurley riesce a trasformarla in una celebrazione di eroismo, grazie soprattutto alla focalizzazione su aspetti gradevoli, con particolare attenzione posta sugli animali, in particolare i cani della spedizione ma anche creature autoctone dei ghiacci (trovo, personalmente, al contempo inquietante e divertente il fatto che si dichiari che certi animali sono stati mangiati dagli uomini di Shackleton mentre li si celebra come quasi "pucciosi"), aiutandosi notevolmente con le didascalie e, nella versione recuperata (a scuola), anche con le musiche aggiunte (il film è muto).
Non è magari un film che rivedrei in continuazione, ma è molto interessante, soprattutto a livello storico.

 
Top
view post Posted on 19/4/2024, 10:33     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Ieri sera ho proseguito la maratona wrightiana, in tempo per il compleanno dell'Autore (qui il link al mio omaggio, se può interessare), terminando la visione della seconda stagione di "Spaced".
Uscita nel 2001, anche questa viene molto apprezzata dal pubblico e dalla critica, ciò nonostante non verrà proseguita con una terza stagione, ritenendo il cast e il team creativo (in particolare Edgar Wright e Simon Pegg) concluso lo show, e con il passare degli anni non han ceduto alla tentazione di fare un revival, a differenza di altre serie, anche se è stata ventilata la possibilità di riprendere i personaggi a una decina d'anni di distanza.
Comunque, la seconda stagione è risultata a mio avviso più coesa nella qualità e nel rafforzamento dei personaggi, e le svariate citazioni cinefile più vari camei più o meno lunghi continuano a essere utilizzati per bene. Insomma, una seconda parte di serie che non rovina minimamente la prima e che, anzi, la completa in maniera naturale (senza mai cedere realmente a un convenzionale happy ending fan service nel risolvere la relazione della coppia protagonista), stimolando una o più eventuali revisioni.

Sempre ieri sera ho ulteriormente proseguito la maratona wrightiana vedendo il video musicale della canzone "Blue Song" dei Mint Royale.
Realizzata nel 2002, la clip ottiene un inaspettato successo e, nonostante la soddisfazione, Wright rimpiangerà un po' l'aver cannibalizzato un'idea con un grande potenziale, ma una quindicina d'anni più tardi la riprenderà come base per "Baby Driver".
Oltre all'ottima coreografia delle azioni del protagonista montate con precisione ritmica sulla canzone e alla brillante fusione di commedia e heist movie, il video ha come elemento molto interessante, e differente dalla struttura convenzionale dei video musicali, la scelta di non riprendere il gruppo ma usare attori (comici, per la precisione, con Nick Frost e Michael Smiley ripresi da "Spaced" nei panni di due rapinatori, Julian Barratt nei panni del terzo ladro e Noel Fielding come l'autista.
Un video estremamente interessante, quindi, che rivedrei volentieri.

 
Top
view post Posted on 20/4/2024, 11:51     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Ieri, dopo cena, ho visto "C'est la Vie", cortometraggio del 2016 scritto, diretto e montato da Ari Aster e incentrato su un senzatetto che, aggressivamente, parla all'individuo spettatore della società mentre attraversa vari scenari di Los Angeles.
Un'altra conferma di come il black humour grottesco di "Beau Is Afraid" fosse già presente nella Poetica asteriana e non un semplice tentativo di buttarla di fuori tanto per, il corto gioca molto bene sulla rottura della quarta parete e sullo scontro tra il monologo, quasi ininterrotto, del protagonista (un magnifico Bradley Fisher) e gli scenari, ripresi quasi tutti senza movimenti di macchina (forse l'unico è una carrellata all'indietro mentre si fa di eroina in una tenda), cittadini e non solo in cui si muove, con un estraniante contrasto dettato dal fatto che il resto del mondo sembri non accorgersi della mdp.
Un brillante Gioiellino che rivedrei molto volentieri e di cui consiglio la visione.
 
Top
view post Posted on 22/4/2024, 14:08     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Dopo diversi anni, ieri pomeriggio ho rivisto "West and Soda".
Diretto, scritto (insieme all'amico Attilio Giovannini, che suggerisce l'idea di cimentarsi con un film animato) e prodotto da Bruno Bozzetto, "West and Soda" è non solo il primo lungometraggio (animato) del cineasta ma è anche il primo lungometraggio realizzato in italia a sedici anni di distanza da "I Fratelli Dinamite" e "La Rosa di Bagdad" e inoltre anticipa, nella concezione (l'uscita infatti è del 1965 ma l'idea nasce nel 1962 e la produzione parte nel 1963(, l'esplosione di spaghetti western lanciata ufficialmente da Leone.
Visto più volte in età (pre)adolescenziale, il mio affetto per questa commedia western è sempre stato molto forte, grazie soprattutto all'estetica e alla narrazione esagerata, non di rado quasi surreale: riguardandolo con occhi adulti, a parte qualche stereotipo qua e là non invecchiato benissimo (ma inquadrato in una ripresa parodistica dei cliché del genere), confermo l'adorazione per quest'opera artistica animata ancora oggi, secondo me, avanguardistica.

Sempre ieri, nel tardo pomeriggio/prima serata, al cineforum di una mia amica ho avuto modo di vedere "Rent: Filmed Live on Broadway".
Distribuito in home video dopo un limitato periodo di proiezioni in alcune sale, "Rent: Filmed Live on Broadway" di Michael John Warren propone la registrazione della performance finale (più qualche spezzone della notte celebrativa conclusiva) del musical "Rent" nella riedizione del 2008.
Non essendo un film vero e proprio non posso commentarlo per bene secondo questi canoni, e il formato musical in salsa dramma sentimentale non è tra le cose che più adoro (specie se durano più di due ore e mezza), però pur non apprezzandolo pienamente ho trovato diversi elementi interessanti, specialmente nelle riflessioni sulla società (dal capitalismo all'omotransfobia, legata al problema dell'hiv), e comunque mi è piaciuto dare un'occhiata "tecnica" alle riprese.

Ieri sera, sempre al cineforum della mia amica, ho visto anche "tick, tick...BOOM!".
Esordio alla regia di un lungometraggio cinematografico per Lin-Manuel Miranda (compositore, tra le altre cose, della colonna sonora di "Encanto" e qui anche produttore e interprete in un cameo), "tick, tick...BOOM!" riadatta, con la sceneggiatura di Steven Levenson (pure produttore esecutivo e presente in cameo), l'omonimo show autobiografico di Jonathan Larson, noto soprattutto per "Rent", successo da lui non visto perché morto la notte prima del debutto a Off-Broadway.
Non posso in tutta onestà dire che il dramma sentimentale sia il tipo di musical che preferisco (anzi, generalmente mi irrita) ma questo è riuscito a convincermi nonostante alcuni topoi del filone: probabilmente la coincidenza tra la mia età anagrafica e quella del protagonista ha influito, soprattutto perché legata ai dubbi di chi aspira a lavori artistico-creativi, ma anche la struttura alternata tra show e biopic, l'intensa interpretazione di Garfield e la vena metanarrativa hanno aiutato a farmelo piacere.

 
Top
view post Posted on 25/4/2024, 10:17     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Ieri, con l'insegnante di Forme e figure del Linguaggio Cinematografico ho rivisto sei cortometraggi di "Chacun son Cinéma ou Ce petit coup au coeur quand la lumière s'éteint et que le film commence": "Anna" di Alejandro González Iñárritu, "Diario di uno Spettatore" di Nanni Moretti, "Occupations" di Lars von Trier, "I Travelled 9000 km to Give It to You" di Wong Kar-Wai, "Cinéma Érotique" di Roman Polanski e "Where Is My Romeo?" di Abbas Kiarostami.
Non propongo un commento e un link per ogni corto, ma linko una playlist letterboxd dove intendo inserire le varie riflessioni breve per ogni singolo segmento dell'antologia.

 
Top
view post Posted on 29/4/2024, 10:16     +1   -1
Avatar

Freddy krueger

Group:
Member
Posts:
2,067
Reputation:
+259

Status:


Dopo un bel po' di tempo ho deciso di immergermi nuovamente nel Cinema di John Woo vedendo 英雄本色II (A Better Tomorrow II).
L'ottimo successo del primo 'A Better Tomorrow' (anche se il titolo originale si tradurrebbe più correttamente in 'Natura eroica' o 'I veri colori di un eroe') spinge Tsui Hark a produrre un sequel, sempre diretto (e sceneggiato) da John Woo. Durante la produzione di 英雄本色II emergono grosse divergenze artistiche tra i due, spingendoli a montare separatamente il film e poi a prendere strade separate, motivo per cui il 3° film della serie verrà diretto da Tsui Hark mentre John Woo inizierà a prodursi i suoi film successivi (anche a causa di un mezzo boicottaggio del collega).
Forse il fatto di conoscere già gli antefatti produttivi ha influenzato il mio giudizio, ma personalmente ho trovato un po' troppo serrato il ritmo del film, come se corresse da una scena all'altra senza soffermarsi per il tempo necessario, almeno nella prima parte (forse la metà montata dal produttore?). Detto ciò, Woo come sempre mette in scena le sequenze d'azione con grande perizia e infondendo in esse del buon pathos emotivo.
Da rivedere.

 
Top
2566 replies since 10/10/2015, 11:37   20038 views
  Share