Lucio Fulci and Horror Forum - Tutto il Cinema dalla B alla Z

Ultimo racconto letto, Racconti e romanzi horror

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icon1  view post Posted on 9/9/2023, 11:02     +1   -1
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Chucky

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Qual'è l'ultimo racconto o romanzo horror che avete letto?
 
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view post Posted on 12/9/2023, 19:51     +1   -1
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Aceto Balsamico™ LS
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CITAZIONE (The slayter @ 9/9/2023, 12:02) 
Qual'è l'ultimo racconto o romanzo horror che avete letto?

Rileggo spesso i racconti di Edgar Allan Poe, uno che mi piace da quando sono ragazzino è Il crollo di casa Usher. Lo conosci? Lo adoro. In generale, però, leggo pochi romanzi horror; l'anno scorso di Stephen King ho letto Desperation e mi ha preso parecchio.
 
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view post Posted on 2/11/2023, 12:38     +1   -1
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Freddy krueger

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Terminata la (ri)lettura di "The Hellbound Heart" di Clive Barker, stavolta in English.
In "Hellraiser" l'Autore trasporrà con comprensibile fedeltà il suo stesso Romanzo, apportando però alcune modifiche che possono essere interpretate sia come necessità 'commerciali' (certe Immagini forse erano troppo radicali per avere un via libera produttivo) sia come ripensamenti (miglioramenti?), come credo sia la scelta di mutare Kristy da un'amica attratta da Rory in sua figlia (cosa che rende più inquietante e perverso lo scontro con Frank, fratello di Rory e antagonista principale sia nel Libro sia nel Film). In entrambi i Lavori comunque è intrigante vedere come i Cenobites, oltre a non essere chiaramente identificati come demoni (e anzi venire potenzialmente indicati come 'angeli', a seconda dei punti di vista), non siano sul piano narrativo interpretabili come antagonisti, in quanto non hanno interesse a ostacolare la 'protagonista': in effetti, osservando bene, ne diventano incidentalmente aiutanti magici attaccando Frank. Interessante comunque è vedere come Barker (sia qui, nel Libro, sia nel Film) decida di proporre diversi punti di vista, concentrandosi in particolare sui personaggi femminili principali ovvero Kirsty e Julia: la vicenda di quest'ultima, intersecandosi con quella della prima (che all'inizio viene messa quasi in secondo piano, incrinando il suo status protagonistico tradizionale), assume i connotati complessi e affascinanti di una Tragedia.
Chiudendo, la rilettura di questo Capolavoro Horror è risultata godibilissimo, e in lingua originale ho avuto modo di gustare maggiormente lo Stile barkeriano.

 
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view post Posted on 3/11/2023, 21:50     +1   -1
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Freddy krueger

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Terminata la lettura (durata quanto? Una settimana? Tre giorni?) di 'Annientamento' ("Annihilation") di Jeff Vandermeer, primo capitolo della Trilogia dell'area X (Southern Reach Trilogy) e base per l'omonimo (magnifico) Film di Alex Garland.
Le differenze tra le due Opere (quella letteraria di Vandermeer e quella cinematografica di Garland) sono nettamente superiori agli elementi in comune, tant'è che l'Autore di "Ex Machina" definirà il suo lavoro «a memory of the book», ma dai punti in comune si possono iniziare a trarre interessanti osservazioni. Innanzitutto, oltre alla natura al contempo mutante e assimilate dell'area X (che si nutre della struttura genetica di ciò che la attraversa creando miscugli e cambiamenti sublimi e inquietanti), in entrambi i media la protagonista è una biologa che si arruola per una spedizione nell'area spinta dalla sorte del marito, partecipante alla spedizione precedente. In entrambi i lavori la spedizione della protagonista è composta soltanto da donne, tutte scienziate appartenenti a campi differenti e con la psicologa come leader dalle motivazioni ambigue. In entrambe le storie avvengono contaminazioni mutanti negli organismi dei personaggi, c'è l'importanza di un faro, l'incontro con una creatura totalmente misteriosa caratterizzata da una natura mutaforme, l'accenno ad un'espansione costante dell'Area X e a 'cloni'... Entrambe le opere inoltre sono narrate in prima persona dalla protagonista, lasciando intendere che la narrazione sia funzionale al lavoro di ricerca o comunque parta ufficialmente in questo modo.
Le differenze, comunque, come ho detto sono molto più numerose e per questo, piuttosto che stare qui ad elencarle, faccio prima a parlare in generale del Libro e delle riflessioni suscitate in sé, magari facendo ancora qualche collegamento col Film (lavoro, questo, che poi è il motore principale del desiderio che spesso mi prende di affrontare le Opere, letterarie ma non solo, da cui sono tratti Film che ho visto più volte e che amo).
La tematica che, col procedere della lettura e in particolare avvicinandomi al Finale, mi ha colpito maggiormente (e che si nota di meno nel Lavoro garlandiano, anche se mi sa che da ora in poi lo troverò più evidente pure lì) è la visione decisamente poco antropocentrica che emerge dal modo in cui la biologa protagonista (senza nome nel Romanzo, come tutti i personaggi definita per la sua occupazione, anche se il marito, pur essendo indicato come medico, è spesso identificato solo come 'marito') vive il mondo estraniante in cui si ritrova ma con cui di fatto vedeva in passato già il mondo 'normale'. L'abbattimento dei confini 'suprematisti' dell'essere umano, inteso come individuo e 'macrociviltà' dominante, è un tema forte anche nel Film e anche qui si intreccia a complessi dilemmi esistenziali sull'identità personale, la propria appartenenza ad un macrocosmo declinato come un macrorganismo speculare al proprio organismo interiore. Qui si sottolinea una correlazione tra pensiero, espresso in parole, e organicità, tanto da rendere una litania, misteriosamente incisa dalla creatura principale (che sarebbe a mio avviso riduttivo definire 'antagonista', anche se poi schematizzando freddamente si può dire che assolva questo tradizionale compito narrativo) ovvero lo 'Scriba' (in italiano, in english pare sia chiamato 'crawler'), una sorta di prodotto organico che per certi versi diventa un organismo a sé stante. Anche i diari delle spedizioni precedenti assumono un ruolo quasi vivente nella narrazione, tanto da essere introdotti come una montagna.
Tutto questo comunque, e il Film manterrà a modo suo questa caratteristica, essendo narrato in prima persona e in modo illogico apre forti dubbi sull'attendibilità di quel che ci viene descritto, che quindi potrebbe essere frutto di una semplice allucinazione, ma forse di un'allucinazione tutt'altro che semplice che si fonde con l'(apparente) Anti-logicità del mondo che impossessa l'Area X. La Protagonista, per certi versi, diventa la vera Antagonista, non tanto (e/o non solo) di sé stessa ma della missione in cui si fa arruolare.
E mi piace chiudere così, un po' bruscamente, questo mio flusso di pensieri: non posso non consigliare caldamente la lettura di questo Libro (e la visione del Film derivato), e soprattutto so che non potrò trattenere a lungo la curiosità per i capitoli successivi della Trilogia, ma anche il desiderio di rileggere il libro corrente in lingua originale.

 
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view post Posted on 16/1/2024, 01:46     +1   -1
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Freddy krueger

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Terminata la lettura di 'Autorità' ("Authority") di Jeff Vandermeer, secondo capitolo della Trilogia dell'Area X.
Netto cambiamento rispetto al precedente 'Annientamento', qui la narrazione è in terza e non in prima persona, e a questa rottura stilistica si accompagnano la scelta di un protagonista maschile e la scelta di raggruppare i vari capitoli (alcuni 'sibillini' intitolati con '000' o '00X') in quattro parti con titoli dal sapore mistico-religioso ovvero 'Incantesimi', 'Riti', 'Presenze' e 'Aldilà', quest'ultimo non diviso internamente da capitoli. Nonostante la narrazione, come detto, sia qui in terza persona, il suo sviluppo ha un sapore non meno soggettivo del Romanzo precedente, e infatti tra ricordi (flashback) costanti, passaggi allucinati e rimescolamenti riflessivi è evidente che ciò che viene espresso è una sorta di flusso di coscienza del protagonista, 'Controllo'.
Proprio dal nome del personaggio principale partono interessanti spunti di riflessioni sul concetto di Autorità evocato dal titolo del libro, che si sviluppa quasi interamente nella Southern Reach (la postazione operativa posta subito fuori il confine dell'Area X). Inizialmente espressi come giochetti di potere 'burocratici', gli intrighi in cui si ritrova coinvolto Controllo sia all'interno della struttura (in cui respira una certa conflittualità in quanto neo-direttore imposto dall'alto) sia nel rapporto che ha con la misteriosa Centrale e in particolare con la Voce (con cui si relaziona telefonicamente per riferire e chiedere consigli/aiuti) e la sua stessa madre (pezzo grosso dell'organizzazione governativa cui fa parte) diventano con l'evolversi della storia sempre più metafisici, denudando la nebulosità caotica che il potere in quanto tale ha come carattere fondante, mentre l'incognita apocalittica rappresentata dall'Area X va a incrinare definitivamente l'illusione di sensatezza che l'idea di 'autorità' ha, e questa riflessione non poteva non solleticare piacevolmente il mio pensiero anarchista.
Importante anche qui il personaggio della Biologa, protagonista di "Annihilation", che facilita il processo di liberazione del protagonista dalla prigione psicofisica che di fatto ha rappresentato la sua intera vita.
Su questo punto, analogamente alle riflessioni partorite dopo la lettura del romanzo precedente, chiudo anche questa mia 'recensione', consigliandone la lettura e non vedendo l'ora di chiudere la trilogia (anche se molto probabilmente non riuscirò a farlo in tempi brevi).

 
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view post Posted on 25/1/2024, 20:22     +1   -1
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Freddy krueger

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Ho iniziato a rileggere effettivamente i Books of Blood di Clive Barker in lingua inglese, partendo dal primissimo racconto cornice di tutti i volumi ovvero "The Book of Blood".
Dopo la prima lettura elaborati il seguente commento:
«Un racconto che introduce la concezione della Raccolta, costruendone una cornice narrativa affascinante. Il Sangue e la Carne vituperata sono decisamente in linea con la Poetica di Barker per come la conosco, e la descrizione dell'Aldilà come un crocevia di strade è intrigante.
Un ottimo modo, dunque, per introdurre una Raccolta di Racconti.»
Sostanzialmente resto di questa idea: Barker costruisce una visione carnalmente affascinante del rapporto tra viventi e morti senza cadere in moralistici manicheismi e senza dimenticare la sfera sessuale, molto importante nella Poetica barkeriana.
Non vedo l'ora di rileggere anche gli altri Racconti, che penso di commentare ogni volta.

 
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view post Posted on 31/1/2024, 23:32     +1   +1   -1
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Freddy krueger

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selby

Terminata la lettura di 'Requiem per un sogno' ("Requiem for a Dream") di Hubert Selby jr. L'omonimo Film di Darren Aronofsky del 2000 gli è molto fedele nonostante la differenza del tempo di ambientazione (il Romanzo è del 1978 e in quel periodo ambientato, il Film invece si colloca visibilmente sul finire degli anni '90): questo non stupisce molto, perché Aronofsky è sempre stato fan di Selby e soprattutto perché il Regista ha scritto la sceneggiatura proprio con lo Scrittore (che già ne aveva sviluppato una bozza già da tempo).

Come detto, tra Romanzo e Film non ci sono molte differenze, questo sia per quel che riguarda la narrazione sia per quel che riguarda le emozioni intense evocate, ovvero il profondo malessere esistenziale, il disagio, il terrore individuale, l'ansia, l'amarezza a tratti straziante esasperata dal tema della tossicodipendenza, tema che lo Scrittore ha conosciuto in primissima persona (e infatti era considerato vicino alla Beat Generation).
Ovviamente il modo con cui il Libro arriva a evocare le emozioni del Film è diverso, visto che il secondo potrà contare sulla manipolazione delle immagini e l'accostamento sonoro, mentre il primo deve usare la lingua scritta. Selby riesce quindi a raggiungere egregiamente il proprio scopo adoperando uno stile anarcoide, in particolare rifiutando la demarcazione dei dialoghi tramite virgolette, trattini o altri espedienti e gestendo in modo estremamente libero la punteggiatura, con periodi a volte anche molto lunghi tirati senza nemmeno una virgola. Tutto ciò, insieme ad un linguaggio assai sporcato dallo slang (cosa che si intuisce nella traduzione, anche se quasi certamente non viene resa benissimo, e per questo dovrò prima o poi rileggerlo in lingua originale), aiuta a trascinare l'individuo lettore nel sogno-incubo vissuto dal quartetto di personaggi principali e ad entrare con loro in empatia.
Anche se, come nel Film, nessuno di loro finirà 'bene', è a mio avviso evidente che le loro sorti, più che rispondere ad un moralistico, ipocrita e conservatore messaggio 'educativo' ("la droga fa male", slogan banalizzante molto amato, insieme ad una gestione repressiva del fenomeno inevitabilmente votata al fallimento, da governi fascistoidi come quello attualmente in carica nel buco di merda in cui purtroppo vivo e che risponde al nome di italia), servono a catturare un ritratto realistico e reale del problema, facendo inoltre emergere l'intrinseca fallacità delle modalità repressive (e discriminatorie) con cui tale questione viene affrontata dal potere (poliziesco e sanitario) precostituito.

Insomma, un Capolavoro letterario che ho letto con molto 'piacere' (tra virgolette perché comunque è disagiante in diversi momenti), che spero di rileggere con uguale se non maggior piacere in inglese e che non vedo l'ora di confrontare, almeno mentalmente, con la sua Controparte cinematografica.

 
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view post Posted on 17/2/2024, 00:29     +1   -1
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Freddy krueger

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Letto "Bubba Ho-Tep " racconto di Joe R. Lansdale da cui è tratto l'omonimo film di Don Coscarelli.
Il film riprende molto fedelmente la trama e anche alcune battute dal libro, cambiando però una cosa importante: la voce narrante nel film diventa prima persona, mentre nel racconto è la classica terza persona singolare. Comunque, già nel libro, come nel film, si unisce una vena ironica grottesca con un approccio un po' horror arrivando però anche a una certa drammaticità, una tragicità insita nel tema della vecchiaia ma non solo, anche nella riflessione esistenziale sulla fama (vera o presunta) e sul suo termine. Si immette inoltre anche il tema dell'identità, del rispetto che merita l'identità stabilita dagli individui su sè, e anche questo contribuisce, insieme a certe frasi, a costruire un racconto ironico e toccante proprio come il film.
Inoltre, si lascia leggere tutto d'un fiato, e quindi non posso non consigliare la lettura.

 
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view post Posted on 15/4/2024, 20:25     +1   -1
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Freddy krueger

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ritual

Terminata la lettura di "Ritual" di David Pinner. Il motivo principale, se non unico, per cui ho voluto recuperarlo è, come penso accada (da qualche decennio a questa parte) a chiunque ne recuperi la lettura, il suo legame con "The Wicker Man" di Robin Hardy: infatti, Christopher Lee acquisì i diritt del libro ma poi la sceneggiatura di Anthony Shaffer, in seguito a ricerche varie, cambiò talmente tanto da rendere quasi indistinguibili i legami tra le due opere.
Infatti il tono è molto diverso da quello che sarà nel film, qui molto più cupo, notturno e con personaggi con cui è quasi impossibile entrare in empatia, là invece per buona parte più scherzoso (anche se con una non così sottile traccia inquietante), solare e con personaggi non dico simpatici ma accattivanti: anche il detective protagonista, per quanto noioso nel suo puritanesimo, nel film (chiamato Howie) suscita a tratti tenerezza nella sua ingenua fede nella propria autorità, mentre nel libro egli (Harlin) si caratterizza fin da subito come un personaggio quasi viscido. Curiosamente, Pinner dirà che, pur apprezzando il film, secondo lui gli manca l'umorismo presente nel romanzo: curioso, perché l'umorismo del romanzo non l'ho sentito se non in formato irritante, mentre nel Film traspare una gioiosità, per quanto malata e grottesca, più coinvolgente.
Non tratterò ulteriormente le differenze tra "Ritual" e "The Wicker Man" perché esse sono molto poù numerose delle somiglianze, se non accennando a come la natura del delitto indagato (la morte esplicitata fin da subito, a cui si aggiungono altre morti poco chiare, nel libro diventa nel film una presunta sparizione che, nel corso dell'inchiesta, porta a numerosi e profondi depistaggi) e il finale (ambiguo nel romanzo, definito nel Film) imprimano ulteriori radicali differenze tra i due lavori, rendendo quello di Pinner un tutto sommato convenzionale thriller poliziesco e quello di Hardy (e Shaffer) un Folk Horror ancora oggi unico nel suo Genere.
Se non era evidente prima, esplicito ora che tra "Ritual" e "The Wicker Man" la mia predilezione va tutta sull'Opera cinematografica, avendo appunto trovato il romanzo tutto sommato convenzionalmente pulp, senza gli intriganti stimoli riflessivi ed emotivi del Film.
Devo però ammettere che, tra gli elementi del libro assenti nel film, la compresenza nel villaggio (non un'isola nell'opera di Pinner) di uno spirito pagano con la tradizione cristiana e una presenza di qualche forza di polizia (seppur auto-estraniata dalle logiche del posto) dà un tocco di fascino al mondo costruito, e questo si nota soprattutto avvicinandosi al finale, intrigante nella sua (voluta) confusionarietà, come è interessante la condizione di salute (fisica? mentale? entrambe?) del protagonista, impossibilitato a vedere il mondo diurno senza occhiali da sole.
Va inoltre dato atto a Pinner di aver suggerito diversi topoi che poi la sceneggiatura di Shaffer e la regia di Hardy valorizzeranno nel Capolavoro cinematografico del 1973, in primis la questione pagana, che proietta il villaggio in una dimensione estranea al mondo, topos subito seguito dal puritanesimo del detective che, con la sua indagine, porta alla luce (almeno a sé stesso) il sopra citato mondo "sovversivo" reagendo con disgusto ma, in certi momenti, anche attrazione. Restando in tema di attrazione, la componente sessuale ritualizzata è comune a libro e Film, con tanto di personaggio femminile impegnato a tentare il puritanesimo del protagonista. Anche la natura non chiarita del delitto indagato (nel libro non si capisce subito se la morte della ragazzina è accidentale o intenzionale) e il fatto che la vittima sia una ragazzina avvicina il Film al libro, come pure l'atteggiamento respingente della comunità all'indagine del detective.
Chiudendo, "Ritual" di David Pinner non è un'Opera imprescindibile e spiazzante come invece sarà "The Wicker Man" di Robin Hardy, ma è una lettura sicuramente interessante per chi vuole approfondire la genesi del Film e può risultare gradevole per chi cerca un thriller più o meno avvincente.

 
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view post Posted on 30/4/2024, 13:03     +1   -1
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Freddy krueger

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Terminata la lettura di "Good Omens" di Terry Pratchett e Neil Gaiman.
Il motivo principale per cui, già da anni, intendevo leggerlo non era la serie televisiva, ma il fatto che una sua trasposizione cinematografica è uno dei numerosi progetti incompiuti di Terry Gilliam. Sicuramente l'Autore di "Brazil" avrebbe apportato qualche modifica per rendere "sua" l'opera, ma si può benissimo capire perché sia stato catturato da questo romanzo, un'intrigante e per certi versi ancora molto coraggiosa (perché, checché ne dicano i reazionari, prendere in giro i dogmi religiosi cristiani è sempre visto come un mezzo taboo) satira dei meccanismi manichei con cui autorità contrastanti si affrontano in guerre inutili coinvolgendo popolazioni completamente all'oscuro del conflitto in corso, il tutto ironizzando su elementi come burocrazia (sia per come funzionano le forze paradisiache e infernali, sia per richiami diretti, spesso per costruire delle battute, alla burocrazia umana), apparenza e pure sessualità, usando una narrazione con linguaggio decisamente ironico, rafforzato dalla presenza di diverse note.
Molto affascinante è il modo in cui Pratchett e Gaiman intessono una storia decisamente corale, popolata da numerosi personaggi senza però dare l'idea di sfilacciare il tutto: forse la presenza di una "quadratura" narrativa classica, con tutti gli archi narrativi sviluppati secondo i canoni della scrittura convenzionale, è un elemento in contrasto con la visionarietà imperfetta (nel senso più squisitamente umano e artistico del termine) di Gilliam, ma non si scade in un perfezionismo castrante, anzi la creatività della coppia di scrittori si sorregge bene su questa complessa impalcatura.
Insomma, una lettura estremamente interessante, che probabilmente andrà in futuro ripassata in lingua originale.

 
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view post Posted on 3/5/2024, 12:35     +1   -1
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Freddy krueger

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Terminata la lettura de 'Il pianeta delle scimmie ("La Planète des Singes") di Pierre Boulle, Romanzo alla base di "Planet of the Apes" di Franklin J. Schaffner e di tutta la saga scaturita dal Film del 1968.
I Film cambieranno diversi elementi, dalla cornice narrativa (un manoscritto viene trovato da una coppia, nello spazio, le cui fattezze verranno scoperte nell'ultimissimo capitolo) all'aspetto della civiltà scimmiesca, nei film caratterizzata da un gusto antiquato mentre nel Libro è quasi identica alla civiltà umana contemporanea, ma per il resto la narrazione viene ripresa fedelmente dal Film di Schaffner, anche se la terza parte è molto più simile a "Conquest of the Planet of the Apes", con il protagonista accolto nella società scimmiesca una volta appurata pubblicamente la sua intelligenza. Un'altra differenza fondamentale riguarda l'aspetto linguistico: oltre all'origine francese del protagonista (qui chiamato Ulissse) dovuta all'origine francese del Romanzo, qui le scimmie hanno una lingua differente da quella umana, elemento questo che rende più verosomigliante il tutto, perché in effetti è un po' strano che su un ipotetico pianeta diverso si parli l'inglese (ma si capiscono le esigenze cinematografiche).
Da questo punto mi aggancio per commentare un attimo il finale: non arriviamo infatti alla rivelazione angosciante e iconica su cui si chiudeva la Pellicola sessantottina, ma (mezzo SPOILER) il protagonista ha qui modo di tornare sulla Terra e scoprirla dominata dalle scimmie, con un effetto molto simile alla trasposizione di Tim Burton con un pizzico di ambiguità in più, perché non viene rivelato se "Soros", il pianeta delle scimmie, fosse davvero la stessa Terra oppure no.


Detto ciò, questa lettura ha confermato ai miei occhi come questo franchise (di cui mi manca soltanto la serie televisiva degli anni '70 e forse qualche altro lavoro "minore" in fumetti e altri media) sia uno straordinario macro-esempio di satira sociale fantascientifica seria, magari con qualche elemento non totalmente perfetto (all'inizio del libro, ad esempio, ho avvertito dei vaghi cenni di razzismo inconsapevole in alcune frasi) ma che non va a danneggiare la forza espressiva complessiva e, soprattutto, i numerosi spunti di riflessione che apre su tematiche come specismo, autoritarismo (e repressione del pensiero con conseguente freno dello sviluppo sociale), sfruttamento, rapporto tra imitazione e creatività, inutilità delle sovrastrutture di potere e via discorrendo, mostrando come tutti questi temi siano connessi tra di loro senza cadere in una retorica banalizzante ma avvincendo con una storia intrigante.
Insomma, un grandissimo Libro che ha aperto la strada a una delle migliori Saghe cinematografiche di Fantascienza.
 
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