Il mulino delle donne di pietra, di Giorgio Ferroni

Altro recupero importante per me: Il mulino delle donne di pietra (1960) del grandissimo Giorgio Ferroni. La storia parla di Hans, giovane studioso, a cui viene affidato l'incarico di scrivere una monografia sull'arte popolare olandese e che per questa ragione si reca in un antico mulino dove fa la conoscenza di Wahl, un noto scultore e accademico, proprietario di un carillon settecentesco famoso in tutto il paese: un grande marchingegno ricavato dal meccanismo del mulino stesso, in cui alcune statue raffiguranti varie donne appaiono come in una danza macabra. Ospite in casa dello scultore, fa la conoscenza di sua figlia Helfi, una bellissima donna con un oscuro segreto da proteggere... Primo horror italiano a colori, gotico ma anomalo per ambientazioni: siamo in Olanda e non ci sono castelli, bensì, un mulino a vento al cui interno Ferroni crea un'atmosfera di terrore fatta di stanze nascoste, porte che sbattono, soffitte e seminterrati. Ma è soprattutto il carillon con le statue di pietra ad essere un'invenzione suggestiva e spaventosa ancora oggi, con le donne come congelate al momento del trapasso. Le scene girate all'esterno sono piacevoli e anche la recitazione è molto gradevole, non sembra di un film del 1960. La colonna sonora non è memorabile, forse un po' datata ma non ha particolare influenza. Il Mulino, sicuramente debitore di Frankenstein (come tanti altri grandi lavori), non ha nulla da invidiare ai classici della Hammer e la notizia più bella è proprio constatare come riesca a conservare un grande interesse e fascino anche a distanza di sessant'anni dall'uscita. (★★★★)